with Quartetto Mirus, Eleonora Armellini, Mattia Petrilli
Da tempo desideravo dar vita ad un ensemble.
Mi stuzzicava l’idea di creare un gruppo di lavoro stabile con cui sbizzarrirmi ad eseguire il repertorio classico che più amo: Novecento storico in primis ma anche pagine contemporanee, esistenti o tutte da inventare.
Un organico agile e senza direttore – da guidare io stessa, laddove necessario. Un organico capace di muoversi su più registri stilistici, come già in questo primo programma francese, che apre con Maurice Ravel e chiude con Charles Trenet.
Ho riflettuto lungamente su chi fosse meglio coinvolgere. Ho cominciato sondando amici e colleghi e chiedendo loro consigli.
Poi ho deciso di puntare su musicisti giovani, anche se già affermati e in piena attività.
Sono partita letteralmente da casa: qualche tempo fa, il mio compagno ha realizzato un disco di jazz in cui figurava come ospite il violinista, di stanza a Bologna, Massimiliano Canneto. La sua duttilità e spregiudicatezza musicale erano proprio la cifra che stavo cercando.
L’anno scorso, 2017, ero a Reggio Emilia impegnata nell’opera di Mauro Montalbetti Hayé. In scena con me, tra gli altri, c’era il quartetto d’archi Mirus, in cui milita appunto Canneto. Il cerchio cominciava a chiudersi.
Durante una pausa dalle prove, ho detto a Montalbetti che avevo una mezza idea di mettere su un ensemble insieme ai Mirus e lui ha subito risposto: ‘per un gruppo così, mi piacerebbe proprio scrivere!’. Ecco fatto.
Ne ho parlato con il quartetto che ha aderito entusiasta.
Abbiamo deciso di partire da La Bonne Chanson di Fauré e dalle Chansons Madécasses di Ravel, brani che avevo eseguito nel 2011 in un concerto organizzato da Andrea Lucchesini. Ci servivano quindi un pianoforte e un flauto.
I Mirus mi hanno suggerito Leonora. Non la conoscevo e mi sono andata a documentare: che magnifica scoperta.
Mattia è stato l’ultimo ad aggregarsi. Anche questa volta su suggerimento di Canneto, sono andata a sentirlo a Bologna una sera di pochi mesi fa. E mi son subito ricordata di averlo già più volte ammirato e conosciuto persino, grazie a una fitta schiera di amici in comune.
La squadra era fatta.
Ho messo a punto il programma, completandolo con Trenet e affidandone gli arrangiamenti a Cristiano Arcelli, che da qualche anno scrive abitualmente per me lavori simili. La commissione delle trascrizioni di Ravel è toccata invece a Montalbetti, memore del desio da lui espresso a suo tempo, di scrivere per noi.
Cristina Zavalloni