Comunicato stampa
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For the living
Dall’incontro con Jan Bang nasce il terzo album di Cristina Zavalloni
per la label Encore Music Jazz

 

Musiche di Jan Bang, Maurice Ravel, Cristina Zavalloni, Charles Ives, Cristiano Arcelli

Direzione artistica e programmazione elettronica di Jan Bang
Arrangiamenti strumentali di Cristiano Arcelli, Cristina Zavalloni
Prodotto da Jan Bang e Cristina Zavalloni

Con Cristina Zavalloni, Jan Bang
Eiving Aarset, Simone Graziano, Cristiano Arcelli, Francesco Ponticelli
ClaraEnsemble

Mattia Petrilli flauto
Massimiliano Canneto e Federica Vignoni violini
Riccardo Savinelli viola
Luca Bacelli violoncello
Leonora Armellini pianoforte

Da venerdì 30 ottobre 2020, in vendita online su CD, e presto in vinile su
http://www.encoremusic.it/shop/

Video clip, Making of e Backstage:
www.cristinazavalloni.it

“The human voice is remarkable with its genuine power to amplify the emotional content in music. 
Cristina Zavalloni has that quality”.  Jan Bang, 2020

 

Bologna, venerdì 30 ottobre 2020 – Esce per l’etichetta Encore Music Jazz For the living il nuovo album di e con Cristina Zavalloni e Jan Bang, che firma la direzione artistica e gli arrangiamenti elettronici del progetto. L’album, presto disponibile anche in vinile è il terzo nato dalla collaborazione di Cristina Zavalloni con l’esclusiva etichetta creata da Roberto Lioli nel 2015. Sul sito www.cristinazavalloni.it sono disponibili da oggi anche il video clip della title track, For the living e il suo “making of”, assieme a un backstage sulla realizzazione dell’album.

In questa nuova avventura, che la vede impegnata in veste d’interprete, compositrice, autrice, direttrice musicale e ora, assieme a Jan Bang, anche produttrice musicale la Zavalloni assieme a Bang è accompagnata da musicisti di riferimento nell’ambito del modern jazz scandinavo e italiano: Eiving Aarset (chitarra ed elettronica), Simone Graziano (pianoforte e fender rhodes), Cristiano Arcelli (autore degli arrangiamenti jazz, sax soprano e clarinetto basso), Francesco Ponticelli (contrabbasso), oltre al ClaraEnsemble, fondato e guidato dalla Zavalloni, composto da Mattia Petrilli, flauto, Massimiliano Canneto e Federica Vignoni, violini, Riccardo Savinelli, viola, Luca Bacelli, violoncello e Leonora Armellini, pianoforte.

La track list dell’album, undici brani musicali per voce, ensemble strumentale ed elettronica, si apre sulle note delle chanson di Maurice Ravel “colorate” dall’elettronica di Jan Bang, con in apertura d’album Soupir da Trois poèmes de Mallarmé (1913), seguita da Là-bas, vers l’église, cui fa eco più in là Chanson de la mariée, da Cinq Mélodies populaires grecques (1904-1906) nella trascrizione di Mauro Montalbetti, e da Serenity di Charles Ives. Tra queste s’inseriscono gli originali di Jan Bang su testi propri, tra cui la title track, che chiude l’album e Light spoken, i brani di Bang su testi di Cristina Zavalloni (Un attimo e Contagio) e di Erik Honoré (Random Weather), tra cui sono incastonati gli originali per voce ed ensemble di Cristina Zavalloni, Visitazione e l’originale strumentale di Cristiano Arcelli, Radiance.

L’album è stato realizzato grazie al contributo del Mibact, da cui è stato selezionato quale progetto meritevole, tra altri 15 progetti mirati alla diffusione della musica jazzistica italiana, e porta la dedica di Cristina Zavalloni alla memoria della trombettista olandese Sanne van Hek, prematuramente scomparsa in aprile.

Frutto di un progetto di storytelling congiunto, For the living è un racconto in controluce delle nostre esistenze fragili, messe alla prova dal fato, che le governa e sconvolge a piacimento e senza preavviso come un vento che cala dall’alto, freddo e imprevedibile, degli urti cui siamo sottoposti, della presa di consapevolezza della realtà, della dualità del nostro rapporto con la natura – la fede tradita e il bisogno di fidarsi – della paura per e di quelli che vivono, perché siamo noi quelli che ancora vivono, ma comprendiamo di non sapere più bene come si fa.

Sintesi di mondi e di tempi distanti, sul piano musicale l’album condensa e distilla l’energia musicale dei due secoli di riferimento culturale e di appartenenza dei suoi autori, il XX e il XXI secolo, in una visione autorale nitida e originale. Ritroviamo qui il calore inconfondibile della voce di Cristina Zavalloni che, impreziosita dalle trascrizioni di Arcelli, scopriamo contesa tra le sonorità terse degli archi, tra cui serpeggia il canto carico di soul del sax e del clarinetto basso, le note liquide e lucenti del pianoforte di Graziano, gli appoggi morbidi, inquieti dei bassi di Ponticelli. L’ensemble è quindi avvolto dai fasci luminosi e iridescenti dell’elettronica di Bang, che colorano una performance intima, “talcata”, di raffinatissima hausmusik, con i raggi dell’aurora boreale. Ciò che ci sorprenderà definitivamente sono le atmosfere totalmente inedite di un album che scorre veloce, nonostante la sua “statica lentezza” (poco più di 38’, a garanzia dell’estrema coerenza tra gli oggetti artistici digitale e analogico), talvolta densamente oniriche, talvolta solo vagamente sognanti, talvolta spiritate e cariche di irrequietezza.

La gestazione di For the living, avvenuta in tempi di lockdown per pandemia da Covid-19 è stata lunga, travagliata e decisamente avventurosa. “Jan ed io ci siamo conosciuti in un ambito jazzistico, racconta Cristina Zavalloni: Jan ha partecipato quale guest ai miei ultimi progetti in quartetto (Special Moon) e in duo con Fabrizio Puglisi, cui ha offerto un contributo elettronico originale dall’approccio improvvisativo. È attraverso l’ascolto della mia produzione discografica dedicata al Novecento, che si è incuriosito a me, e su quel terreno abbiamo una sensibilità comune. Quindi quando gli ho chiesto di lavorare a questo album, di curarne la direzione artistica, ero a mia volta curiosa di vedermi con i suoi occhi. La sua risposta è stata: “io ti vedo come una musicista con radici musicali ben piantate nella dimensione classica. Quindi facciamo un album di jazz”.

“Nel settembre del 2019, prosegue, colgo quindi l’invito del St. Louis College of Music di Roma, di cui sono docente, a tenere una masterclass all’Università di Kristiansand, dove Bang insegna e dove, dopo avergli proposto tempo addietro di realizzare un album assieme, gli ho fatto capire che “facevo sul serio”. Mi ricordo il terrore di quando, andando sostanzialmente contro a tutto ciò che avevo fatto sino ad allora, Jan mi parlò di realizzare un progetto “di un solo colore”, spiegandomi che gli interessava inoltre uno specifico colore: una dimensione sonora molto intima, tra il piano e il pianissimo, talvolta trasparente e diafana, talvolta elettrica, da cui è nato questo disco lento, liquido, fatto di respiri, statico, lontano dalla vastità e varietà di registri espressivi con cui mi misuro solitamente. Dove non ho quasi scampo da me stessa. Una dimensione da cui ho cercato nei mesi successivi di fuggire, facendogli inizialmente delle controproposte, tutti tentativi cui Jan mi rispondeva sempre e solo con una frase, che è diventata frattanto una sorta di mantra: “stick to the vision”. È così, in quei mesi ho preso casa in un posto intimo, al contempo privo di vie di fuga, dove ho passato mesi a scoprirmi, a commuovermi; un luogo dal quale forse non a caso ero riuscita a stare alla larga, sino a quel momento.”

“Dopo aver lavorato su un arrangiamento per Vaga Luna che inargenti di Vincenzo Bellini (dall’album Special Moon)racconta a sua volta Jan Bang, Cristina e io abbiamo iniziato a conversare della collaborazione a un nuovo album. Il mio pensiero immediato è stato quello di incoraggiarla a combinare il mondo del jazz europeo con un repertorio derivante dalla musica classica, in particolare la fine del XIX secolo e le ossessionanti miniature vocali di Ravel che possono essere ascoltate nella bellissima versione di Soupir tratta da Trois poèmes de Stéphane Mallarmé.  Con questo in mente ho iniziato a comporre nuovo materiale principalmente per piano e voce. Il poliedrico Cristiano Arcelli aveva già fatto arrangiamenti per il ClaraEnsemble, in formazione di quartetto, e quindi era un candidato naturale per l’arrangiamento di quello che divenne il nuovo materiale per l’album. Questo in aggiunta al suo meraviglioso contributo al sassofono, in particolare sul brano Light Spoken. Insieme al mio buon amico, il talentuoso chitarrista Eivind Aarset, ci è stato impossibile prendere parte alla sessione di registrazione in Italia a causa delle restrizioni di viaggio di quest’anno. Ciò ha portato a due sessioni di registrazione in studio separate: una in Italia e l’altra allo studio PUNKT di Kristiansand, dove Eivind aveva installato la sua attrezzatura e io lavoravo da dietro lo schermo del computer. Infine, le molteplici registrazioni sono state meravigliosamente mixate da Roberto Lioli”.

Il percorso produttivo dell’album, trattandosi di un progetto ambizioso, ha rischiato di arenarsi in molti momenti, per via delle molte complessità produttive. “Dal momento in cui abbiamo ipotizzato di lavorare assieme a un album, racconta ancora la Zavalloni, abbiamo potuto pensare di realizzarlo concretamente solo dopo aver vinto il bando ministeriale nel febbraio 2020. Il lockdown era già alle porte, quindi siamo subito entrati nell’ordine di idee di registrarlo a sessioni separate. Jan ed io abbiamo così iniziato a scrivere e inviarci proposte e idee: Jan ha scritto un primo brano per me, intitolato proprio For the living, un song dal suono molto modern jazz di stampo nordico, in cui la voce finisce con l’assumere un suono dapprima strumentale e poi diventa riverbero elettronico, cui io ho risposto con Visitazione. Lui quindi ha rilanciato con i samples di Un attimo, che nasce da una mia rielaborazione di un poema di Louis MacNeice che Jan mi ha dedicato, e Contagio, che è nato proprio nel momento in cui è iniziata la fobia, dai cui riff ossessivi traspaiono lo sgomento di non riconoscere chi hai intorno, l’ansia e la paura che ci hanno assaliti. Qui, gli altri, la pluralità, entrano nel disco. Ad album chiuso, Jan suggerisce infatti “qui potrebbe esserci un coro polifonico, in stile Allegri”: quindi ho ripreso in mano il tutto, scritto la parte polifonica, siamo rientrati in studio, dove ho fatto incidere le 4 voci, che ho poi sovrainciso, e che Bang ha finito di editare in 2 ore. Lo scambio di materiali è quindi proseguito fino a quando siamo entrati in studio, fino all’ultimo brano Random weather, che è entrato in corsa proprio alla fine, prima di chiudere l’album”.

“Quando ad agosto siamo partiti con la registrazione, sembrava ancora possibile lavorare tutti assieme, in presenza. Da un giorno all’altro però la Norgevia bloccava tutti i canali di accesso da e per l’Italia, e così, noi italiani ci siamo trasferiti tutti in Toscana da Francesco Ponticelli per lavorare a testa bassa alla registrazione del materiale strumentale, per permettere a Jan e Ervin a Kristiansand di sovraincidere, il materiale con uno scarto di mezza giornata. In questo progetto mi sono ritrovata in veste di leader di una comunità con molte anime eterogenee, impegnata a seconda dei casi a rispettare e a fare rispettare le idee di Jan in funzione della sua visione; un lavoro impegnativo e molto bello, che sono grata di aver portato a termine felicemente, e sempre nel rispetto reciproco, per dare vita alla visione d’insieme di Jan, nella cui statura artistica avevo piena fiducia”.

Attraverso questo progetto credo di essere riuscita a conoscermi meglio, e forse diventerò un filo più indulgente nei confronti di stessa. Ma al contempo è stato un viaggio molto forte, non indolore, che sono contenta di avere fatto, con gioia, ovvero con il piacere di superare una paura, un po’ come quella dei bambini che imparano a nuotare nell’acqua alta, e una volta riusciti si sentono più forti”.

La produzione esecutiva dell’album è di Roberto Lioli, autore del missaggio e a capo di un’equipe d’ingegneri del suono che comprende Stefano Beko Bechini, Francesco Ponticelli, Jan Bang, Enrico Capalbo e di Vittorio Bartoli e Francesca Scarinci dell’Associazione Culturale ExB. Roberto ha partecipato a quest’avventura sin dalla prima ipotesi di collaborazione con Bang, che ha reso possibile già in Special Moon nel 2017, e mi ha sempre sostenuto, con grandissima professionalità e discrezione”.

“For the living è album programmatico, conclude la Zavalloni, profondamente radicato nell’oggi e al contempo con una visione a lungo raggio, un atteggiamento tipicamente nordico. Prelude spero a nuove collaborazioni, di nuovi e sorprendenti colori”.

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