Paolo Fresu – tromba
Steven Bernstein – tromba
Marcus Rojas – tuba
Gianluca Petrella – trombone
Intro strumentale da Musica sull’acqua, Haendel
Da tempeste, Haendel
Ogni pena più spietata, Pergolesi
Su coronatemi, Stradella
Canzonetta spirituale, Merula
Per tropo fede, anonimo medievale
Ohimè ch’io cado, Monteverdi
Lascia ch’io pianga, Haendel
No potho reposare, tradizionale sardo

CRISTINA ZAVALLONI & BRASS BANG!

Avventurarsi in un progetto dal titolo ‘Barocco’ con un gruppo come Brass Bang! significa essere pronti a tutto (musicalmente parlando).

Il repertorio barocco è un terreno molto gettonato per riletture più o meno fedeli o post-moderne. A partire dai primi eseprimenti dei Beatles, passando per molte colonne sonore di film di Peter Greenway, alla recente messa in scena pluri-coreografata del Giulio Cesare in Egitto di Handel ad opera del regista inglese David McVicar, il barocco è un mondo sonoro che appassiona e da cui si attinge a piene mani.

C’è chi dice che la ragione stia nel fatto che è smaccatamente ridondante e in un’epoca eccessiva come la nostra calza a pennello. Forse.

O forse semplicemente i corsi e ricorsi storici, quelli per intenderci che hanno riportato in auge l’anno scorso – con mio infinito stupore – la moda anni ’80, vanno avanti inesorabili, consegnandoci il meglio dei secoli passati.

E da quando l’arte è riproducibile, nel caso della musica dall’avvento cruciale del disco, la tentazione di tirar giù dal piedistallo grandi capolavori del passato e rileggerli a modo proprio è forte.

Si rischia molto, è vero, ma è anche vero che a volte li si attualizza e rende persino più fruibili, filtrandoli con la sensibilità del nostro tempo. Anni fa ad Orvieto vidi suonare la Brass Bang!. Conoscevo bene quasi tutti i componenti del gruppo ma era la prima volta che li ascoltavo in questa combinazione: il quartetto d’ottoni è un organico ben preciso e quella sera mi sembrò che si rivelasse una griglia ideale perchè le forti personalità dei musicisti spiccassero il volo. Pochi mesi dopo, mi venne chiesto da un importante festival italiano di pensare ad un lavoro sulla musica barocca e antica, mondo per me sempre più familiare dopo le preziose esperienze con Rinaldo Alessandrini, col regista Alain Platel negli spettacoli su Monteverdi e Bach, con la Venexiana di Claudio Cavina, su tutte.

Mi dissi ‘perchè non provare a coinvolgere proprio la Brass Bang!’? In fondo i jazzisti in quel mondo si trovano a proprio agio anche per due questioni squisitamente formali: la presenza dell’improvvisazione, comune a entrambi i linguaggi, e il timing spesso swingante.

L’assenza di strumenti armonici e soprattutto la creatività dei Quattro mi son sembrati ingredienti succulenti su cui provare a costruire qualcosa di divertente.

Cristina Zavalloni